Troppo caro il prezzo da pagare per mantenere e far conoscere la propria cultura di origine.

 

 di Angela Scalzo

L’ennesimo raid razzista a Roma questa volta contro la comunità del Bangladesh in procinto di festeggiare il capodanno in un parco della capitale. Ad avvertirmi e denunciare l’aggressione, il mio amico giornalista di metropoli e direttore della rivista Mosaici: Carlo Moccaldi , mi ha descritto  il terrore   dei ragazzi  bengalesi  al suo arrivo  sul posto,  continuavano a dire : “non è possibile che sia successo. Aiutateci, abbiamo paura” e tutt’intorno scene di devastazione.

Hanno colpito in 15, arrivati alle 2.15 di notte con spranghe e bastoni. Un’aggressione squadrista contro 4 giovani della comunità del bangladesh intenti a terminare l’allestimento degli spazi per il festeggiamento del capodanno Bangla concessi dal Municipio VI all’interno di Villa Gordiani.

Senza paura, a volto scoperto, hanno aggredito i volontari della Comunità bengalese e dell’Associazione Dhuumcatu in questo parco nel quadrante est della capitale,  ottenuto dopo estenuanti trattative con il Comune. Hanno distrutto un furgone e tre stand, hanno picchiato e mandato in ospedale un ragazzo di 23 anni, richiedente asilo.

Si tratta di un epilogo violento che va ad aggiungersi,  in questo  lungo momento,  al crescente aumento di episodi di aggressione e intolleranza nei confronti di nuovi portatori di culture.

Una indispensabile  riflessione per chi sta cavalcando il tema  della “sicurezza” in maniera disorganica ed unilaterale, ignorando che sarà sempre più difficile arginare il problema “razzismo” se non si ricomincia a parlare di interculturalità.