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CORALLI 55° con il fiato sospeso a cura della nostra redazione

20 febbraio 2022

CON IL FIATO SOSPESO. Non è il titolo di un giallo. E’ la condizione che stiamo vivendo. Anche se, senza mascherina si respira meglio.
Siamo con il fiato sospeso per via degli allarmi di guerra alle porte d’Europa, in Ucraina.
Siamo con il fiato sospeso perché uscire dalla pandemia è un’incognita.
Siamo con il fiato sospeso perché dei diritti civili non si capisce cosa vuole fare il Parlamento.
Siamo con il fiato sospeso perché nel Mar Mediterraneo continuano le fughe dei migranti ed abbiamo paura di altri morti.
Siamo con il fiato sospeso perché questo mondo sembra andare nel senso contrario della solidarietà.
Mentre s’alzano i rumori di guerra, nel silenzio assoluto 86 milioni di bambini africani (più della popolazione della Germania) sono costretti a lavorare.
E alla Stazione Termini a Roma vengono identificate e allontanate dai carabinieri, persone che distribuiscono pasti caldi ai clochard. Una sorta di respingimenti in terraferma.
Ma il fiato sospeso ha bisogno di un grande respiro, alimentato dal movimento delle donne, degli studenti, di chi lotta dalla parte dei migranti.

C’era una volta un re…. recensione di Angela Scalzo al libro di Giovanna Chiarilli

…quando entravo in ufficio. al quinto piano dell’elegante stabile di via XX settembre in Roma, sempre in ritardo sulla tabella di marcia, il primo “sentito” saluto era quello destinato a Giovanna. Una ragazza empatica, sorridente con gli occhi chiari come il suo cielo di montagna. La sua grazia, la sua gentilezza, la sua accogliente ironia era sempre lì ad attendermi e quell’attesa non è stata mai tradita. Entrambe giornaliste, fin dall’inizio abbiamo condiviso spesso esperienze lavorative e vissuti personali. Poi i nostri impegni lavorativi ci hanno allontanate fisicamente ma il legame amicale ed affettivo è sempre rimasto ben saldo nei nostri cuori e nelle nostre menti.
Ho appena finito di leggere il suo tanto atteso libro e scorrendo le pagine che come il vento fra gli alberi accompagna le sue fresche parole, mi rendo consapevole che l’apparente leggerezza cela, invece, storie di donne con bagagli esistenziali importanti, donne positive con lo sguardo verso il futuro, pronte a mettersi in gioco, pronte a perdonare, pronte a cominciare ancora, superando quei dolori che spesso la vita ti riserva!
Originale e singolare il titolo” c’era una volta un re” …! Che ha accompagnato la mia curiosità di conoscerne il perché. E così che il “generale” con l’amore di mamma usava la sua filastrocca per rasserenare gli animi ribelli.
Ed è attraverso le pagine del suo vecchio diario della maturità che la nostra protagonista “Crisa”, a distanza di un trentennio, condivide con le amiche di sempre, storie, amori, aspettative e dolori, intrise di sogni e delusioni, di tradimenti e verità a volte nascoste.
Uno spaccato generazionale che lascia meditare sulla vita ma anche sul dolore di una malattia come il cancro, spesso negato o taciuto per amore altruistico, come fa Crisa.
Ecco, al di la di tutto, è bello pensare che questo non è solo una bella storia raccontata, non è solo una bella rappresentazione teatrale messa in scena, ma è anche un generoso regalo della mia amica autrice alla ricerca e sostegno ai familiari dei malati oncologici (la fondazione Foro) e di questo non si farà mai a meno di ringraziarla!

IN TEMPO REALE Incontro n. 21

del 10 febbraio 2022

27 gennaio: giorno della memoria. 10 febbraio: giorno del ricordo La vicinanza delle due date provoca un contatto falloso con relative polemiche.
“Il rischio infatti è di confondere, equiparare o mescolare fenomeni storici profondamente diversi nelle loro cause, nel loro svilupparsi e nelle loro dimensioni come sono state le Shoah – e il complesso delle vicende legate alla Giornata della Memoria- con quanto è avvenuto nell’area altoadriatica nella prima metà del secolo scorso” Così mette in guardia lo storico Stefan Cok.
E lo scrittore Aldo Grasso la spiega così :
“Il giorno del Ricordo non è nato in evidente opposizione alla Giornata della Memoria. Se alcuni faziosi lo fanno se ne assumano la responsabilità. Ma non esiste nessuna equiparazione fra i due eventi: la Shoah indica l’unicità di una tragedia senza paragoni. Le foibe sono un abisso, la voragine dell’inebetimento umano. Non paragonabili al calcolato progetto di genocidio dei nazisti ma pur sempre parte di quella ideologia di purificazione etnica che imbianca tutti i sepolcri del mondo”
Insomma ogni volta che maneggiamo il TEMPO, specie quello del passato, occorre tener presente tutte le specificità delle Storie. Anche con il massimo rispetto di tutte le sofferenze prodotte. Come, per esempio quelle dei profughi giuliano-dalmati.

CORALLI 54° Appuntamento

Il caro-bollette del gas e della luce è l’argomento dominante dell’attività politica di questi giorni. Sono interessate le imprese ma anche, e molto, le famiglie. Specie per riscaldarsi. Non si riscaldano invece i migranti nelle loro traversate per la libertà.
Dicono che possano volerci anche parecchie ore prima che il corpo ceda definitivamente al freddo. Il cuore rimbalza, il respiro singhiozza, gli occhi febbricitano, braccia e gambe via via più rigide diffondono un torpore livido.
E’ così che sette giovani bengalesi sono morti a poche miglia di mare da Lampedusa. E’ così che un bambino siriano di appena un anno ha perso la vita nella foresta ghiacciata lungo il confine bielorusso a un passo dalla Polonia e dalla libertà. E’ così che sono morti e trovati in un villaggio turco, diciannove corpi privi di scarpe e vestiti, stesi sul terreno a meno di dieci chilometri dalla frontiera greca.
E’ urgente che i governi europei facciano qualcosa, come scrive Francesca Paci su La Stampa
“Per ogni mamma senza calze, per ogni bambino senza guanti, perché le loro vite non servano sul breve termine a bagnare di lacrime la cattiva coscienza europea e sul lungo termine a seminare l’odio da cui germogliano i muri”

CORALLI 53° Appuntamento

Un tripudio di parole. Sia in musica che in parole. Non tutte segnano il nostro stato d’animo. Dei fasti del Festival di Sanremo rimangono le parole recitate da Marco Mengoni e Filippo Scotti per l’elogio alla gentilezza tra Costituzione e odio on line.
A un certo punto
devi capire che il dolore che hai subito
non lo devi subire all’infinito.
Mettiti in vacanza,
la povera vita adulta
non può pagare a oltranza i debiti dell’infanzia.
Dichiara finite le tue colpe, scontata la pena.
D’ora in poi ogni giornata sarà come prima
ma dentro di te
più netta e vera, più limpida e sincera.
Tu devi solo la più grande dolcezza possibile
a chi verrà e a chi andrà via.
E’ festa nel tuo cuore,
festeggia in qualche modo il cuore degli altri.
La poesia è di Franco Arminio, il fondatore della Paesologia che punta tutto nel recupero di quei valori di umanità e socialità che rendevano vibrante la vita nei piccoli borghi. Valori da recuperare e da vivere anche nelle grandi città per fare della gentilezza l’arma per sconfiggere ogni odio.

CORALLI 52°Appuntamento

La memoria dei delitti razziali è davvero immensa. Quest’anno il 27 gennaio vogliamo dedicarlo alla musica sopravvissuta ai campi di concentramento, la cui ricerca è narrata dal musicista Francesco Lotoro in un libro uscito in questi giorni “Un canto salverà il mondo” edito da Feltrinelli. Lotoro ha anche creato una Fondazione” Istituto di letteratura musicale concentrazionaria” con sede in Barletta dove è in progetto , una vera e propria Cittadella che ne raccolga l’Archivio.
Molti episodi costellano un libro dedicato alla fatica dell’autore per ritrovare notizie e documenti in tutto il mondo. Ne ricordiamo alcuni significativi
Colpisce il ricordo del Natale 1943 a Birkenau quando Laks e la sua orchestra furono incaricati di suonare per le donne malate in infermeria; in un’atmosfera resa pesante dal fetore insopportabile e agonia, i musicisti eseguirono canti natalizi, mentre le donne piangevano urlando loro di lasciarle morire in pace.
Ma nel libro è anche spiegato che il tango, dolore rimodulato in musica, eros allo stato puro, veniva suonato nei Campi. Il tango è un ritmo ancestrale di origine ebraica usato nel canto sinagogale ed esportato dagli ebrei galiziani in Argentina due secoli fa.
La musica protagonista anche di momenti di liberazione. In un campo, un trombettista olandese per aver suonato un brano non gradito fu umiliato dalle autorità tedesche e mandato a suonare nell’orchestra femminile. Trasferito a Dachau, alla vista dei mezzi dell’esercito statunitense corse loro incontro con la sua tromba suonando un brano in omaggio agli americani che liberano il lager.
I soldati rimasero colpiti, qualcuno di loro pianse.
Ricordare la musica dei campi di concentramento fa parte della memoria del dolore e deve essere una eredità universale.

CORALLI 51° appuntamento

L’assuefarsi alla svastica è terribile. La diffusione della svastica è orribile. L’indifferenza alla svastica è tremenda. La svastica sui muri, la svastica nelle curve degli stadi, la svastica nei tatuaggi sulle braccia. E’ la rappresentazione dell’Italia come il paese più fascista dell’Europa Occidentale. Con la Comunità ebraica lasciata sola a soffrire.
Tra l’altro questa volta con scarso risalto mediatico e poche penne eccellenti ad indignarsi. Parliamo di un vero colpo allo stomaco che si riceve nel vedere in televisione una bara avvolta in una bandiera con la svastica, con il saluto fascista degli amici della donna morta. Il tutto in un luogo di culto, la parrocchia di santa Lucia, nel quartiere Prati.
Un pugno allo stomaco.
Come lo fu qualche mese fa l’assalto alla sede della Cgil. Subito la manifestazione per chiedere lo scioglimento delle organizzazioni fasciste di cui però non si sente più parlare.
Questa volta dopo l’apologia della svastica neppure di scioglimento si è parlato.
Occorre aver bene impresso in mente che non siamo di fronte ad un pericolo ma ad una realtà.
E ora qualcuno ha il coraggio di candidare Berlusconi a Presidente della Repubblica.
Dimenticando che, oltre a tutto il resto, fu lui che sdoganò l’estrema destra in Italia.

CORALLI 50° appuntamento

Con l’avvicinarsi dell’elezione del Presidente della Repubblica si moltiplicano gli interventi su cosa ci si aspetta dal suo mandato. Abbiamo estrapolato alcune frasi di scrittori.
Il nuovo Presidente della Repubblica dovrà diffondere:
• LA NORMALITA’ che inglobi tutte le crisi e tutte le emergenze, elabori i lutti senza stracciarsi le vesti e celebri le feste senza ubriacarsi (Michele Serra)
• LA SIGNORILITA’ nel rappresentare il popolo che non desidera e merita una rappresentanza cafona, incolta, approssimativa (Michele Serra)
• LA DIGNITA’ della democrazia, prestando voce a chi non ce l’ha, come gli immigrati, i poveri, i diversi, le donne, i disabili (Francesco Occhetta)
• LA CONSOLAZIONE di una nazione che non canta, che ride poco, che ha fatto della scontentezza la vera bandiera nazionale (Franco Arminio)
• LA FANTASIA che dopo 4 ondate di pandemia si è arenata e che deve riprendere il largo avendo fiducia nella capacità collettiva di reinventare la vita (Gabriele Romagnoli)
• IL PENSIERO senza il quale anche la matematica delle banche e della borsa vacillano per mancanza di vigore e di autorità (Enzo Bianchi)
• LA PREMURA verso gli italiani senza cittadinanza per trovare anche tecniche segrete, cavilli e parole chiave in grado di convincere questi che sono davvero italiani (Diarah Kan)
• LA FRATELLANZA che prevalga sulla semina dell’odio applicandosi ad un lavoro faticoso di costruzione che necessita di un tempo lungo (M.Recalcati)
• L’APERTURA della nazione senza muri e barriere, una nazione di quelle che guardano oltre i calcoli cinici della geopolitica (Donatella Di Cesare)
• LA SOSTENIBILITA’, un valore nuovo teso a far sì che la ripresa economica non provochi guasti sociali e ambientali favorendo l’entusiasmo del gioco di squadra di noi italiani (Stefano Bartezzaghi)

IN TEMPO REALE 20° Incontro

6 gennaio 2022

Il passaggio da un anno ad un altro ci fa riflettere sullo scorrere del tempo e quindi sull’impiego del tempo. Ci aiuta in questa riflessione un articolo di Enzo Bianchi da cui riprendiamo il seguente brano.
“E’ tempo di avere tempo, e per questo prima di mettere a punto qualsiasi progetto occorre decidere di vivere nel tempo, di abitare il tempo che scorre: essere vigilanti, capaci di attenzione puntuale, consapevoli di ciò che viviamo resistendo ad ogni tentazione di pigrizia, inerzia, sonnolenza, ritrovando il senso della durata e aderendo alla realtà quotidiana, alla trama delle relazioni che viviamo.
Dovremmo essere impegnati a fare del tempo lo spazio della vita, combattendo l’alienazione provocata dall’idolo del tempo che ci domina, ci impedisce di gustare la vita nelle sue diverse stagioni. Questa disciplina del tempo è la condizione per pensare prima di fare, o meglio: per poter ritornare a pensare in questo inizio del millennio contrassegnato dall’esilio del pensiero proprio quando si dichiara di voler essere in connessione con il mondo intero”