5 Marzo 2020-Gruppo Di Lettura su Movi Ovadia e Vergassola- I giovedi della Banca del Tempo Multiculturale

 

Il libro è molto agile. Poco più di cento pagine. L’ideale per un gruppo di lettura. Gli autori sono il filosofo Movi Ovadia e il comico Dario Vergassola che partendo da piani diversi ingaggiano un bel duello culturale. Il titolo del libro è “SE VUOI DIRMI QUALCOSA TACI – Dialogo tra un ebreo e un ligure sull’umorismo”. L’editore è La nave di Teseo.

La lettrice Agnese sottolinea come un ipotetico duello umoristico finisce per diventare una sorta di piccolo repertorio dell’auto-antisemitismo scherzoso: “me lo dico da solo, ma se me lo dicono gli altri mi girano”. Poi il libro apre un vero e proprio scenario sulle caratteristiche personali degli Ebrei. Alla riunione del gruppo di lettura della Banca Del Tempo Multiculturale di Via Montebello svoltasi il 5 Marzo 2020 è intervenuta anche Cristina che ha messo in rilievo alcuni paradossi che segnano la conoscenza come “l’ebreo ortodosso afroamericano” con la notazione “a lei essere negro non bastava?”, oppure “l’altra è il massimo della sfiga nascere metà Ebreo e metà Rom”. Alla nostra volontaria Fabiana è piaciuto molto il richiamo a don Gallo, noto prete ligure che è un pretesto per accennare alle battute sulla morte. “Si diventa ebrei per via materna” “Il riso dell’umorismo ebraico mette in scacco la morte”. L’ebreo abituato a scappare mette in rilievo il suo rapporto con la musica ironizzando sul fatto che gli ebrei hanno tanti violinisti ma pochi pianisti con il commento “hai provato a scappare di casa con un pianoforte in spalla?”. Sempre Lorenzo ricorda la frase del libro “La dimensione specifica dell’ebraismo è l’esilio, non la dimensione nazionale”. Ricordando la storiella di un breve colloquio tra due ebrei: “Emigro da questo villaggio polacco”, l’altro chiede “E dove vai?”, la risposta è “in Australia” ed il commento “mamma mia così lontano?” e lo sferzante “Scusa, lontano dove?” emblema della diaspora ebraica.

E’ nella seconda parte del libro che si infittiscono le storielle, rendendo il libro, in alcune parti, esilarante. Anche per gli ebrei, per esempio, le suocere sono al centro degli sfottò. Si raccomanda infatti che in un paese il rabbino propone, per vedere la stabilità di un ponte costruito da un neo-ingegnere locale, di “mettere tutte le suocere del villaggio sul ponte; se tiene, bene, se crolla, non è così male”. Graziella che ha seguito, annuendo molto coinvolta, la discussione dei suoi colleghi, dice alla fine “è un libro che ti fa venire voglia di raccogliere un’infinità di storielle e pubblicarle sulla lingua, la cucina e l’antisemitismo”.