Tra mito e realtà il concetto di cura delle nostre banche del tempo Di Angela Scalzo


“La Cura, mentre stava attraversando un fiume, scorse del fango cretoso; pensierosa, ne raccolse un po’ e incominciò a dargli forma. Mentre è intenta a stabilire che cosa avesse fatto, interviene Giove. La Cura lo prega di infondere lo spirito a quello che aveva formato. Giove acconsente volentieri. Ma quando la Cura pretese di imporre il suo nome a ciò che aveva formato, Giove glielo proibì esigendo che fosse imposto il proprio. Mentre la Cura e Giove disputavano sul nome, intervenne anche la Terra, reclamando che a ciò che era stato formato fosse imposto il proprio nome, perché gli aveva dato una parte del proprio corpo. I disputanti elessero Saturno a giudice. Il quale comunicò loro la seguente equa decisione: «Tu, Giove, poiché hai dato lo spirito, alla morte riceverai lo spirito; tu, Terra, poiché hai dato il corpo, riceverai il corpo. Ma poiché fu la Cura che per prima diede forma a questo essere, fintanto che esso vivrà lo possieda la Cura. Poiché però la controversia riguarda il suo nome, si chiami homo poiché è fatto di humus (Terra)”.

Ecco, l’humus delle banche del tempo è per noi la cura verso coloro con i quali veniamo in contatto! Persone, individui, correntisti, territori.
Aver cura significa avere a che fare!
la Cura è una relazione tra due soggetti che insieme costruiscono uno spazio (sempre provvisorio e variabile) di salute fisica, psichica, sociale. Lo spazio nasce dal mettere in comune le risorse di ciascuno: quelle che a uno dei soggetti fornisce la competenza tecnica e quelle che all’altro, persona, quindi corpo/mente/anima, dà la consapevolezza, l’esperienza, la conoscenza di sé.
Pertanto, il nostro lavoro di cura, in realtà, è un interscambio paritario perché non esiste un “sapere” più alto di un altro.

La Cura è quindi opera costante di numerosi diversi protagonisti uno dei quali è la persona, soggetto e non oggetto, che in quel momento ha necessità di ottenerla.

La Cura è anche la risposta della comunità ai bisogni di salute dei cittadini: bisogni espressi da loro stessi, non immaginati, interpretati, decisi da esperti e da sapienti.
La cura è rigenerazione, è l’armonica interazione di molteplici elementi: biologici, psichici, spirituali, sociali e non per ultimi ambientali.
Le banche del tempo sui territori sono perciò diventate un “piccolo welfare quotidiano” che rendono la vita più piacevole o comunque più vivibile, in particolare agli anziani, alle persone fragili, alle famiglie monoparentali, specie se donne, alle famiglie in difficolta, ed alle persone di diversa provenienza linguistico culturale che oggi vivono nei nostri municipi della Capitale.
Perché, nel suo significato più estrinseco, in quella rigenerazione urbana da tutti tanto auspicata, noi delle banche del tempo decliniamo la cura abbracciando interessamento attento alle singole peculiarità, riguardo ed attenzione alle diversità; rispetto e impegno per i nostri territori.
Grazie a tutti voi per l’attenzione e buon venticinquesimo!