“Forse è ingiusto parlare di olocausto” dice Hassan giovane etiope sopravvissuto alla traversata del Mediterraneo! Un’intervista a testimonianza della giornata della memoria 27 gennaio 2020

 

I  migranti oggi sono ammucchiati in dei veri e propri campi di concentramento, Io dice Hassan, da me intervistato presso i nuovi uffici di SOS Razzismo.

“Sono  uno di quei  migranti  che pur essendo passato  dai campi  in Libia ed aver attraversato pericolosamente  il vostro mar Mediterraneo.. ce l’ha fatta!

Forse è ingiusto che io parli di olocausto ma per noi  Il nuovo Olocausto si chiama immigrazione, ed avviene nel Mar Mediterraneo dice!”

Accade purtroppo  in tutto il mondo: i migranti oggi sono ammucchiati in veri e propri campi di concentramento, costretti dietro dei muri. I primi vent’anni del Duemila non sono poi così diversi da quelli del Novecento.

“Non parlerò della mia storia, perché sarebbe uguale alla storia dei milioni di migranti che scappano dalle proprie case, dalla propria terra, a causa delle dittature, delle guerre e della povertà. Sarebbe soltanto l’ennesima  voce retorica..che già conosci”.

La storia dell’Etiope, imbarcato dopo aver pagato cinquemila dollari ai trafficanti che lo hanno fatto navigare su due barcacce ed un gommone che alla fine ce l’ha fatta, non credo interessi più di tanto, dice,  perché    non renderebbe giustizia ai troppi davvero troppi morti di questi anni, a cui abbiamo taciuto persino la storia.

“Sono semplicemente una delle migliaia di persone, ne  rifugiato politico, ne  profugo di  guerra, neanche  un clandestino, solo un  richiedente asilo, che è riuscito a sopravvivere e a concludere quel viaggio. Sono perciò solo fortunato. Si tratta solo di  persone, che come  me  hanno attraversato un confine, spesso  il mare, sperando di trovare in un’altra parte del Mondo, nel mio caso in Europa, una speranza di vita migliore, rispetto allo scenario di morte o disperazione che lasciavano.

Perché da più di venti anni  ed ancora prima, la mia terra era diventata un posto pericoloso in cui vivere.

Perché in ogni parte del Mondo, quando la gente è ridotta alla fame, è disposta a tutto, a rischiare la propria vita e quella dei suoi cari dei suoi figli pur di scappare.

Oggi mi trovo qui … a parlare con voi … ma .. non è stato un percorso facile da affrontare, nemmeno quello dopo quel viaggio: in Italia ho conosciuto anche il razzismo, il sessismo, i luoghi comuni sui migranti in genere e, nel mio caso quelli sugli africani che come me conoscono bene l’Italia colonialista.

quando muore un migrante abitualmente  si tace. E quel silenzio è assordante quanto il senso di colpa che cerchiamo di nascondere.

Quell’individuo, senza nome, senza documento, a cui è negata persino la Storia, è spesso solo un numero su una bara: il “Migrante Ignoto”. L’immagine che si para  davanti ai nostri occhi è  di quei  pari  che abbiamo visto allineati  perfettamente in anonime bare  e poi  sfilare durante  tutti questi anni a Lampedusa,  per  concludere il lungo viaggio in un cimitero  con una tomba senza nome. O ancora peggio l’immagine di chi si è perso in quel grande cimitero blu che è diventato il Mar Mediterraneo!

..ma forse è ingiusto parlare di olocausto!

 

a cura di Angela Scalzo