SOTTOLINEATURE! a cura della redazione di SOS Razzismo Italia

Perché molti di noi sottolineano un libro? 

Perché abbiamo il bisogno di ricordare  ed il nostro ricordo significa conoscenza!

Perché vogliamo  affermare  a noi stessi la sua importanza o quella di chi lo ha scritto!

Per il nostro desiderio di criticare  quanto letto!

Perché sottolineare un libro è evidenziarne la  sua  realtà e la nostra simultaneità!

Mi piace , quindi citare, il grande Umberto Eco:   “l’amatore della lettura, o lo studioso, ama sottolineare i libri contemporanei, anche perché a distanza di anni un certo tipo di sottolineatura, un segno a margine, una variazione tra pennarello nero e pennarello rosso, gli ricorda un’esperienza di lettura“.

A seguire le sottolineature contemporanee  legate a questo periodo di ritiro forzato per cause maggiori. Ecco il nostro  primo mese!

 

“Le sottolineature sono un altro libro nel libro, un nuovo libro, il tuo”

( Concita De Gregorio)

9 marzo 2020

Pare che il virus non sia arrivato su barconi, nascosto in mezzo ai cenci dei clandestini, ma in aeroplano, magari in giacca e cravatta, con regolare passaporto. Pare che non ne faccia una questione di classe, di razza, di religione, e che salga a bordo dell’essere umano in quanto tale. Si trova bene ovunque nel corpo del proletario e in quello del ricco, in quello del razzista e in quello del sincero democratico, tra le rughe del vecchio e nelle fresche mucose del bambino, nell’Iran islamico e nel lodigiano cattolico.

( Michele Serra )

10 marzo 2020

Mentre da noi si palpita per la data di Juventus– Inter, poco più in là si gioca l’orrenda partita che ha per oggetto inerti decine di migliaia di profughi siriani lanciati da Erdogan come palline da tennis, contro la Grecia e dalla Grecia, dunque dall’Europa respinti al mittente. E’ una catena infinita di sopraffazioni, terrore,distruzione al cui confronto la nostra lotta contro una malattia molto temibile, ma guaribile, si ridimensiona. Ci aiuterebbe a viverla meglio, questa quarantena l’abbiamo.

( Michele Serra )

11 marzo 2020

La Slovenia ha chiuso la frontiera. I suoi contadini hanno piazzato pietre anche sui confini minori. Contro di noi, li capisco. Ma mi dispiace che si illudano di stoppare i microbi con una sbarra. Non mi dispiace, invece, per i sovranisti di qui , che fino a ieri volevano alzare i muri con la Slovenia per via dei migranti. Ben gli sta. Ma che patetica, doppia illusione. Patetica imitazione di una cortina di ferro, in cui non si capisce chi blinda chi.

( Paolo Rumiz)

12 marzo 2020

Il ligio inquisitore che ha il DNA di un informatore della DDR e gode nel segnalare ogni starnuto sospetto, con l’alibi di farlo per il bene dell’umanità.

( Massimo Gramellini )

13 marzo 2020

Si muore clandestinamente. Nessun parente è accanto al letto dell’ospedale, nessun saluto è possibile, nessun funerale è concesso. E’ vero che si muore sempre da soli, ma qui è diverso: per la prima volta la morte è talmente singolare da diventare pura notizia senza rito, statistica , nuda comunicazione da un altrove, semplice e scomparso, cancellando l’imponenza tragica del trapasso, restringendo il lutto ad evento individuale, spogliando la morte dei suoi effetti sociali, del suo significato collettivo, delle simbologie culturali.                                                ( Ezio Mauro )

14 marzo 2020

Ogni luogo sembra trasformato in una fortezza. Nei mesi scorsi bisognava chiudere i porti. Sembrava tutta quella la faccenda e invece abbiamo chiuso i paesi e le città e i ristoranti e le palestre.                                                                         ( Franco Arminio)

15 marzo 2020

L’abisso ci sta visitando, ma non ha un volto. I virus non hanno una faccia, non hanno le luci delle foglie, il tremore degli animali. Sono inesistenze che non hanno fatto in tempo a diventare qualcosa, un rimasuglio della creazione. E ora sono qui, cercando la vita dentro di noi. Sembrano una dimenticanza, come se il creatore si fosse dimenticato di assegnare loro un ruolo.                                                                                ( Franco Arminio )

16 marzo 2020

Con il corona-virus ho imparato che siamo connessi per davvero e non solo in rete, mi sono reso conto che i confini non esistono e che siamo tutti sulla stessa barca. E’ meglio che i porti, tutti i porti, siano sempre aperti. Per tutti.

(Fabio Fazio)

17 marzo 2020

A Trieste ogni giorno, in piazza della stazione, un gruppo di volontari va a nutrire e curare i disperati in arrivo dai Balcani… E’ chiaro anche alle pietre che lasciare in balia del virus persone debilitate e prive di riparo e di accesso all’igiene diventa un problema sanitario per tutti, ma il vicesindaco della Lega egualmente ha sparato in pubblico su questa brava gente. L’interesse elettorale che prevarica la tutela umanitaria e sanitaria.

(Paolo Rumiz)

18 marzo 2020

Il Meridione è percepito come terra rifugio, asilo sanitario, riaccoglie i suoi figli. Non partirono per scialacquare ma per necessità. Non tornano pentiti, ma sgomenti di affrontare isolamenti lontani dagli affetti, bisognosi di ascoltare un poco di dialetto, madrelingua affettuosa. Chissà che non migliori, con l’umore il sistema immunitario.

(Erri De Luca)

19 marzo 2020

Corona mette tutti in riga, ridicolizza le stupidaggini a partire dalle balle del sovranismo. Viva i confini? Il virus se ne frega. Le autonomie regionali? Hanno creato il caos. Prima gli italiani? Ora anche gli africani ci girano al largo. Chiudere i porti? Stavolta li chiudono in faccia a noi. Pericolo islamico? No, cinese. Via gli stranieri? Pare che manchino 370 mila braccia immigrate per far quadrare il Pil agroalimentare. Asparagi, fragole e kiwi marciranno a terra. Ma i rancorosi non si rassegnano alla disfatta, cercano in tutti i modi di ricuperare terreno addossando agli ultimi, stremati migranti il ruolo di potenziali untori. C’è da giurare che al primo clandestino contagiato (da noi) riprenderanno a berciare.

(Paolo Rumiz)

20 marzo 2020

Quelli che, adesso non possiamo piangere. Quelli che, adesso non possiamo abbracciarci per lenire il dolore Quelli che tu non sai chi sono. Ma io sì. Quelli che per qualcuno sono “muoiono solo i vecchi”, “sì ma erano già malati”, “ne muoiono molti di più per altre cause”. E se sei tra quelli, vuol dire che questo, tutto questo, non ti ha davvero insegnato a vivere

(Gabriele Corsi)

21 marzo 2020

Notte tiepida, sensuale. L’alba sembra non arrivare mai. Storie di bare accatastate, di colonne di camion militari che se le portano via di notte, di ospedali che per i vecchi hanno solo morfina, Ancora ieri si cantava ai balconi, oggi solo tamburi di marcia funebre. E’ un rullo sommerso che arriva da lontano, portato dal profumo di violette.

(Paolo Rumiz)

22 marzo 2020

Un video girato all’aeroporto di L’Avana racconta la partenza di 52 medici e infermieri cubani alla volta dell’Italia. L’aeroporto è pieno di cubani che applaudono questi 52 volontari che ci aiuteranno a curare i malati di covid-19. Un video di intensa emozione e di profonda gratitudine.

23 marzo 2020

Muore di malattia un grande giornalista e scrittore italiano, Gianni Mura. Viene scritto “Ti sia lieve la terra. Paola l’ha vestito con i jeans, una polo, un golf e scarpe sportive. Non era tipo da cravatta, ma era elegantissimo nella sua semplicità da Gianni Mura”

24 marzo 2020

Immagina che invece di fare jogging devi tagliare l’albero di un parco per scaldarti o stare in fila ore per un pacco di aiuti umanitari, Immagina che sei ferito mentre fai la fila per il pane o colpito da un cecchino mentre vai a respirare in terrazza. E che, invece del silenzio, hai granate che cadono ogni tre minuti. Ecco, è Sarajevo durante l’assedio. I clandestini in arrivo proprio qui , in questi giorni estremi, da posti come la Siria, ce lo ricordano oggi più che prima. Ci dicono che siamo fortunati, che è mille volte meglio ammalarsi di corona virus in Italia che in Iraq.

(Paolo Rumiz)

25 marzo 2020

Attrezzarsi per il “dopo” vuol dire anche capire le ingiustizie e le disuguaglianze del  “prima”. Prendiamo i nomi e i cognomi, ricordiamoci tutto.

(Alessandro Robecchi)

26 marzo 2020

Ritrovarsi a dire “Ho l’ultimo modello di autocertificazione” con lo stesso infantile orgoglio con cui da ragazzini si diceva “ho l’ultimo dei Plink Floyd”

(Alessandro Robecchi)

27 marzo 2020

Se per fare politico serve conoscere le parole “aprire” e “chiudere” allora in Parlamento poteva andare anche porta del mio gabinetto.

( @vujadinboskov)

28 marzo 2020

In un video i medici di un ospedale inglese incoraggiano i loro colleghi al di la del vetro del reparto di terapia intensiva cantando l’inno della squadra di calcio del Liverpool : “You’ilneverwolk alone “– (E non camminerai mai da solo). Da brividi allo stadio. Da lacrime di commozione in questa circostanza.

29 marzo 2020

Quando questi giorni terribili saranno un ricordo torneremo ai vecchi stili di vita. Tutti a piangere o a ridere aspettando la prossima crisi.

(Serge Latouche)

30 marzo 2020

In questo momento c’è chi fa e c’è chi parla. Chi fa cerca di aiutare, chi parla molto spesso parla a sproposito. Quello che credo sia la cosa più importante è capire che la sanità, la medicina, il curare la persona, come dovere preciso dello Stato può essere solo una sanità pubblica e gratuita. Non si può fare profitto sulla sofferenza degli altri.

(Gino Strada)

31 marzo 2020

Sto facendo fatica anch’io a leggere un libro. E’ complicato riuscire ad entrare nella giusta disposizione d’animo. Forse anche perché i libri di solito raccontano avendo come punto di vista il “dopo” mentre noi invece siamo nel mezzo del guado.

(Nicola Lagioia)