City Plaza di Atene, l’hotel più accogliente d’Europa! di Angela Scalzo

                                                                                            

L’hotel City Plaza, reca ancora la sua polverosa scritta, ma questo vecchio albergo, nel cuore della capitale greca, con le insegne non più illuminate, oggi ospita più di 400 migranti e profughi, bloccati ad Atene dopo la chiusura delle frontiere ed il conseguente e disastroso  accordo tra Unione europea e Turchia.

Il palazzo di otto piani, su via Acharnon, si trova a pochi passi dal museo archeologico e da piazza Victoria, per tanti anni lasciato in uno stato di totale abbandono. Prima occupato da un gruppo di attivisti greci di sinistra e profughi, oggi rappresenta uno dei più grandi “squat” della ormai “stanca” città ellenica.

La nostra delegazione internazionale, facente parte del progetto “Lampedusa Berlino” ,  in una calda giornata di fine giugno, si ferma   all’ingresso dell’Hotel , timorosa di infrangere il complicato equilibrio di accoglienza. Ci accoglie sorridente Vittoria, una  volontaria italiana, che lavora da oltre sei mesi, giorno e notte,  presso il Centro. La sua naturale e coinvolgente accoglienza, unitamente agli sguardi “ospitali” dei residenti del centro,  ci    convincono  ad entrare.

Per un po’, lasciamo alle nostre spalle un quartiere stremato e desolato, un tempo fiorente,  il “Victoria”, fatto di antichi e più recenti palazzi abbandonati, dove ogni tanto si vede sventolare una bandiera greca,  a dimostrazione  che il residente è un greco, solitamente anziano; dove le uniche attività sono rappresentate dagli esercizi  commerciali  etnici  di pakistani e bengalesi;  dove è facile trovare, ovunque siringhe insanguinate usate indiscriminatamente dai molti eroinomani che  vagano, abbandonati a se stessi,  anche in molti altri quartieri; dove i cumuli dell’immondizia raggiungono  livelli proibitivi per la salute e, dove “Alba dorata” promuove la sua politica nazifascista contro la maggioranza di residenti di diversa nazionalità.!

Vittoria, la psicologa volontaria italiana, si presenta e poi ci invita a seguirla. Nella vecchia Hall dell’albergo un tabellone con i turni delle attività dei volontari e delle iniziative promosse. Nell’angolo ristoro,  stravaccati sui vecchi divani, alcuni ragazzi bevono e scherzano con la nostra guida mentre,  un gruppo di bambini gioca a pallone  cercando di schivare  sedie e i pochi quadri di foto appesi.  Ci vivono, dice Vittoria, in 400 di cui 185 minori, in particolare,  famiglie che arrivano dalla Siria e dall’Afghanistan, ma anche iraniani ed iracheni . Molti di loro prima di trovare ricovero in questo ex albergo a tre stelle, sostavano, anche per mesi, nel campo informale di Idomeni.

Al Plaza si respira, comunque, un’aria “serena” molti stanno provando di ricominciare, nell’attesa che la loro domanda, di riconoscimento dello status e del conseguente ricollocamento, li conduca presto in un altro paese europeo, come la Germania, dove magari poter intraprendere un’attività lavorativa regolare. Ma per ora del loro futuro ignorano tutto. Altri, invece, non hanno alcuna speranza di restare legalmente in terra ellenica e sperano solo di non essere rispediti in patria. I volontari “poliglotti” seguono le loro pratiche, quotidianamente, ed il loro rapporto è amicale, perché Vittoria, come gli altri, condivide tutto con loro, il quotidiano, letto e pasto, ma anche le battaglie e la speranze di ognuno. Abbiamo modo di ascoltarla nell’unico posto all’aperto, alle spalle dell’Hotel dove i ragazzi fumano ed i bambini giocano con vecchi giocattoli di fortuna,   mentre i fratelli più grandi li controllano dai balconi sovrastanti. Sono i gruppi più vulnerabili, come famiglie, donne e minori, i più accolti. Il loro è un progetto di realizzazione e promozione di politiche di cittadinanza per i migranti e non semplicemente un progetto di “housing sociale”, come ci spiega la volontaria! Un lavoro condiviso e di gruppo , quello della gestione del centro, pulizie dei locali, preparazione dei cibi, caffetteria dispensa, insomma un’occupazione in piena condivisione e, si nota! Un esempio di autogestione riuscito con il contributo di donazioni private, anche tedesche e svedesi, che permettono ai bambini di frequentare regolarmente la scuola ed agli adulti di usufruire di visite mediche e di effettuare pratiche amministrative e legali con team di avvocati. Al settimo piano una scuola per minori ed adulti dove le lezioni vengono svolte in inglese. Sul retro della hall un magazzino dove vengono raccolti i beni alimentari e non, ma anche medicinali donati da farmacie e cliniche. Viene davvero voglia di dare loro una mano e, se questa voglia scatta anche a voi, sappiate che hanno creato un sito per raccogliere fondi, denominato The best hotel in Europe. E con il sorriso sulle labbra Hamid mi dice “non è forse l’albergo più accogliente che tu abbia mai visto?”… e come dargli torto!