A proposito di libertà di coscienza

Tra le tante mistificazioni che hanno accompagnato questa campagna referendaria  certamente quella più ipocrita, o cretina, a secondo dei casi personali, è quella di coloro che si astengono da una precisa presa di posizione, trincerandosi dietro  una presunta e malintesa  difesa della libertà di coscienza.

Che la posizione sia espressa dai politici è quanto meno singolare:  se non altro per l’incapacità di distinguere tra le convinzioni personali e il ruolo ricoperto. Soprattutto quando si considera che il quesito referendario è un momento di democrazia diretta, ovvero di  riappropriazione, sia pure parziale,  del potere legislativo da parte del popolo.

E’ per lo meno ridicolo  concedere quello che la gente si è già preso: ovvero il diritto di decidere  di testa propria. Forse serve solo ad evitare di  render conto delle posizioni prese in Parlamento e  correre ulteriori rischi. Non si capisce comunque la  credibilità  e la coerenza di chi, ricoprendo un ruolo pubblico, limiti la sfera della libertà solo alle questioni di ordine etico. In ogni caso se chiede una delega non può averla in bianco o limitata ad alcuni settori della vita associata : proponendosi al consenso elettorale il politico non  può sollecitare un mandato che non sia connotato da scelte precise, in ogni campo.

Ma evidentemente in Italia non è così, il livello della nostra cultura politica è tale che pochi avvertano lo stridore di questa incongruenza.

 

Non meno disarmante è questa affermazione quando suona in bocca  ad alcuni  elettori. Non certo perché in questo caso ci sia una contraddizione di  ruolo tra privato e pubblico, quanto per  le motivazioni che vengono addotte :  “la libertà di coscienza su questioni  di ordine etico non può dipendere da indicazioni politiche e quindi dall’esito di una consultazione elettorale…. la democrazia sarebbe veramente in pessime acque et similia“. In realtà ci si dimentica che lo Stato ha sempre una sua connotazione etica, il problema è di che tipo e  in che relazione sia con il suo assetto istituzionale.

La prima considerazione da fare è sul rapporto tra etica e politica; se questo rapporto non ci deve essere perché la morale è trascendentale, allora siamo in un mare di guai. Vuol dire che Mosè deve di nuovo salire sul Monte Sinai, per evitare il confronto con il suo popolo! Allora davvero  rinasce lo Stato etico di triste memoria. In realtà il rapporto sussiste e come ! E il problema è quello della sua natura, ovvero della legittimazione del potere, anche e soprattutto etico. E sotto questo punto di vista il Cattolicesimo è ben lontano ad esempio dal Protestantesimo o dal Cristianesimo degli esordi.

Ma torniamo all’oggi e restiamo sul concreto : ad esempio che funzione ha e chi deve far parte dei comitati bioetici in un regime democratico? Certo a Teheran il problema non si pone, né in termini di diffusione della cultura scientifica né di  dibattito  pubblico sulle problematiche etiche ad essa collegate.

Recuperiamo infine la quotidianità : la DIFESA DELLA LIBERTA’ DI COSCIENZA  è il fiore all’occhiello della cultura laica. Quindi  la posizione e le l’argomentazioni addotte sono ineccepibili… in linea di principio.

Per fortuna i principi hanno una loro efficacia se sono calati nel tempo e nello spazio ed  è su queste coordinate che si verifica la loro effettiva vitalità .

Ora è chiaro che la CULTURA LAICA NON DIFENDE LA LIBERTA’SOLO NEL CHIUSO DEL SEGGIO ELETTORALE, MA IN  TUTTI I MOMENTI DELLA VITA INDIVIDUALE E COLLETTIVA.

Se dunque si vuol essere d’accordo con le premesse su cui si fonda questa posizione ,occorre per forza fare UN PASSAGGIO SUCCESSIVO  E VOTARE  SI! SI! SI! SI.!

Altrimenti si cade in contraddizione e si porta acqua ad altri mulini.

E’ solo la vittoria dei Si infatti che rinnova e garantisce la libertà di coscienza di tutti ed in ogni momento, così come lo è stato per il divorzio e per l’aborto. Ci siamo capiti?

Ancora una volta nessuno verrà forzato a fare alcunché !

I clericali, che sono molto meno sofisticati, certamente non ingenui e raramente costretti a gettare la maschera,  lo sanno bene e per  non correre rischi non vanno a votare.

Eppure  tutti dovrebbero avere maturato una certezza  : che  la scienza non è affatto unanime circa l’identità dell’embrione! Ma  nel polverone anche questo è in discussione ?

Alberto Buttaglieri